10 gennaio 2019 - È del 90% il calo delle infezioni Hpv sulle vaccinate e del 55% sulle non vaccinate. I dati riguardano la Norvegia, ma interessano tutta la popolazione mondiale. Dal 2009, il Paese scandinavo ha offerto a tutte le ragazze dodicenni il vaccino contro il papilloma virus. Al fine di poter offrire loro la migliore protezione, viene somministrato prima dell’inizio dell’attività sessuale che, di solito, può coincidere con il primo contatto con il virus.
Un lavoro scientifico di osservazione ha monitorato l’andamento dell’infezione da Hpv, riscontrando uno strabiliante risultato. Non soltanto si è avuto il 90 % del calo delle infezioni da papilloma virus sulle ragazze vaccinate, ma è stato riscontrato un calo dell’infezione pari al 55 % anche sulle ragazze non vaccinate.
A cosa è dovuto?
Certamente alla limitazione della circolazione del virus e, dunque, al cosiddetto “effetto gregge” creato dalla somministrazione del vaccino. La vaccinazione contro il papilloma dei ragazzi e delle ragazze non risulta solo un gesto di protezione contro un’infezione molto pericolosa, ma è soprattutto un gesto di responsabilità sociale.
Alla luce di ciò, sarebbe importante prendere esempio dalla Norvegia e predisporre interventi concreti in Italia. Attualmente nel nostro Paese la copertura vaccinale nelle ragazze è scesa sotto il 50%, con un calo drammatico nel corso degli ultimi anni. Un risultato non incoraggiante che, di certo, andrebbe ribaltato.
Per saperne di più sull’Hpv, è possibile consultare il portale dell’epidemiologia per la sanità pubblica e consultare il documento sulle 100 domande sul papilloma virus.
Alla base di una conoscenza consapevole su questo come su ogni altro vaccino, vi è la corretta informazione che, però, puntualmente viene disattesa a discapito della salute dei cittadini. Da ultimo, è stato lanciato un appello, a firma di 130 scienziati e ricercatori che, attraverso una lettera, hanno disapprovato in toto e condannato chi attua la mala informazione al riguardo creando falsi allarmismi. “Con questa lettera – scrivono i firmatari - intendiamo esprimere la più ferma disapprovazione e condanna per quella che appare un’operazione volta a confondere l’opinione pubblica e instillare pericolosi allarmismi, utilizzando come leva documenti pubblicati in rete che sono fondati su metodi irrimediabilmente inidonei e che traggono conclusioni scientificamente infondate. Riteniamo per parte nostra doveroso riaffermare i principi metodologici della ricerca scientifica, che poggia innanzitutto su procedure e controlli convalidati e accurati, pubblicate su giornali scientifici di valore e non su pseudo-ricerche pubblicate in internet. Invitiamo l’opinione pubblica a diffidare di ricerche fai da te, da chiunque siano rilanciate, quando non sia chiaramente disponibile l’evidenza sperimentale inoppugnabile necessaria per supportare affermazioni così eccezionali.”